Almanacco della Sicurezza - La legge Merli
Nel 1976 il Parlamento italiano, producendo la Legge 10 maggio 1976 n. 319, promulga un testo di grande rilievo storico per la normativa ambientale, perché per la prima volta sono stabiliti limiti e procedure nazionali e cogenti volti alla tutela delle acque dall’inquinamento.
Ci si è accorti infatti che le attività umane, e soprattutto quelle industriali, producono danni ambientali con l’idrosfera come bersaglio; Gianfranco Merli, deputato alla Camera, diventa il presidente del “Comitato parlamentare di studio sul problema delle acque in Italia”, dal quale nascerà il testo di legge da approvare; per questo motivo, la legge approvata si legherà al suo nome e verrà sempre chiamata, anche dai tecnici, la “legge Merli”.
Questo impianto normativo rimarrà a riferimento unico fino a quando i doveri imposti dall’appartenenza alla Comunità Europea non richiederanno il recepimento di Direttive e Regolamenti che porteranno, con continui sviluppi nel tempo, fino all’attuale Testo Unico Ambientale n. 152.
Nel 1976 la legge Merli colma un importante vuoto normativo, definendo per la prima volta alcuni concetti fondamentali: sono organizzati i servizi pubblici di acquedotto, fognatura e depurazione, e sono stabilite le varie competenze statali, regionali e provinciali; si stabilisce che tutti gli scarichi idrici debbano essere autorizzati e controllabili grazie ad appositi pozzetti di ispezione; è vietata la diluizione degli scarichi a monte; devono essere rispettati limiti di accettabilità distinti per scarichi idrici che recapitano in corpo idrico superficiale oppure in fognatura, come da tabelle allegate alla legge.
Le tabelle dei limiti di accettabilità della Legge Merli riportano le concentrazioni massime ammissibili per alcuni parametri chimici e organolettici principali (BOD, COD, solidi sospesi, pH, colore, odore, metalli, microrganismi patogeni…); un primo passo che ha sicuramente promosso l’accelerazione di vari sistemi di depurazione industriale e civile, allora scarsamente diffusi.
Oggi la Legge Merli è abrogata e la normativa riferita al Testo Unico Ambientale è molto più complessa, a partire dall’impianto generale, dall’organizzazione dei servizi delle acque (ATO, consorzi, gestori), all’attenzione per l’inquinamento idrico diffuso (proveniente per esempio dalle attività agricole), dal sistema dei limiti aggiornati ad un numero molto maggiore di analiti (idrocarburi, tensioattivi, solventi organici, pesticidi, sostanze nutrienti che generano eutrofizzazione e anossia dei laghi …), dall’esigenza di preservare i meccanismi di autodepurazione dei sistemi idrici (definizione di bioindicatori di qualità dei fiumi e dei laghi); il primo passo è però avvenuto in quel lontano 1976, quando ci siamo accorti che le acque, questo preziosissimo bene di tutti, dovevano essere finalmente difese.
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